" Aspettando la prossima palla a due"



 Ostia, basket e identità. #ostiasiamonoi

“Da Pistoia a Ostia, il silenzio e il rumore: il nostro basket riparte da qui”  . Ci sono giorni in cui anche il rumore del pallone che rimbalza sembra troppo forte. Giorni in cui parlare di basket diventa difficile, quasi sconveniente. La tragedia che ha colpito la comunità del Pistoia Basket ci ha attraversato come un brivido freddo. Perché questo sport è una famiglia più grande di quel che pensiamo: cambia il colore delle maglie, cambiano gli accenti sugli spalti, ma il battito è lo stesso. Di fronte a certe ferite, ci si ferma. Si abbassa la voce. Si rispetta.

Eppure, proprio per questo, abbiamo sentito il bisogno di ripartire. Raccontare ciò che accade dentro e attorno al PalaAlfa non significa voltare lo sguardo altrove. Significa proteggere quello che il basket rappresenta: comunità, appartenenza, vita condivisa. “Mai più”, ha scritto la società. Mai più silenzi vuoti, mai più superficialità di fronte a ciò che conta davvero.

E allora sì, si riparte da Ostia. Dal nostro palazzetto che nel weekend è tornato a riempirsi, come una casa che riaccende tutte le luci dopo un temporale. Il parquet ha tremato sotto i passi dei nostri Under 19, ruvidi e autentici, che hanno scelto di essere squadra prima ancora che spettacolo. Hanno vinto non con la bellezza, ma con la faccia sporca, i muscoli tesi, l’ironia negli occhi. Hanno capito che per diventare eleganti, prima bisogna imparare a sopravvivere nella fatica.

Domenica, gli Under 17 hanno mostrato cosa significa crescere dentro la tempesta. Contro chi domina il campionato, sono entrati senza paura, hanno preso rimbalzi che scottavano, hanno retto fisicamente e mentalmente. Hanno sbagliato, sì, ma senza chinare la testa. E quando è arrivato il momento di dimostrare che quel coraggio non era un caso, contro Latina hanno messo insieme intensità, lucidità e silenzio. Quel silenzio delle squadre che parlano solo attraverso la difesa. È stato un segnale: non siamo qui per partecipare. Siamo qui per provare a restare.

Gli Under 15, invece, hanno incontrato l’amaro. In trasferta, contro chi ti mette le mani addosso in ogni possesso e ti costringe a pensare più veloce di quanto respiri, hanno sofferto. Hanno sbagliato, si sono disuniti, hanno reagito a tratti. Ma è da lì che comincia tutto: dalle sconfitte che non ti frantumano, ma ti modellano.

E poi loro, la C. La squadra che porta il nome di Ostia in giro per il Lazio. La seconda gara davanti al nostro pubblico è stata tutto ciò che ci aspettavamo e forse anche qualcosa di più: cuore, nervi tesi, blackout improvvisi e quel modo sfrontato di farci soffrire fino alla fine. Ma alla sirena il PalaAlfa è esploso: due punti, il sorriso dei Bad Boys e la consapevolezza che sarà una stagione da vivere col fiato corto. E va bene così.

Perché Ostia, il basket, l’Alfa, sono esattamente questo. Una comunità che continua a raccontarsi anche quando fa male. Una tribuna piena che non tifa: appartiene. Una maglia che non è un colore, ma un gesto. E raccontare tutto questo non è un hobby: è resistenza culturale. È dire che qui non c’è solo cronaca nera, ma mani alzate a difendere, bambini che crescono in palestra, sogni che volano oltre una tripla allo scadere.

#ostiasiamonoi non è un hashtag.

È il modo con cui diciamo al mondo: noi siamo qui. E continuiamo. Per chi c’è, per chi non c’è più, per chi verrà.

💛💙 Ci vediamo al PalaAlfa. Il rumore del pallone ricomincia. Il rispetto rimane. 


La Redazione




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